
Attore americano amatissimo dal grande pubblico, celebre per il suo ruolo nella serie TV Beautiful e per numerose esperienze nel cinema internazionale, Daniel McVicar è presidente del Sorrento Film and Food Festival fin dalla sua prima edizione nel 2023. Con lui parliamo dello spirito della manifestazione e di ciò che rende Sorrento un luogo davvero speciale.
Daniel, cosa rappresenta per te il Sorrento Film and Food Festival?
Rappresenta un’idea molto semplice ma potentissima: mettere insieme persone straordinarie in un luogo straordinario. A Sorrento il cinema incontra la cucina, ma soprattutto incontrano le persone. È un Festival dove si viene per condividere, non per esibire.
In che senso?
Qui non esistono barriere. Non c’è distanza tra chi sale sul palco e chi è seduto in platea. Puoi trovarti a parlare con un grande maestro del cinema o della musica davanti a un caffè, oppure a cena con uno chef che ha fatto la storia della cucina italiana. Questo è il vero lusso di Sorrentofff: l’accessibilità umana.
Il Festival è cresciuto molto in poco tempo. Qual è, secondo te, la sua forza?
La sua anima. Il Sorrento Film and Food Festival è organizzato dall’Associazione senza scopo di lucro Artists Club Italia, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Campania, ed è nato con una visione chiara: creare un luogo di incontro autentico tra le arti. Questa impostazione si sente, si percepisce, ed è ciò che lo rende credibile e riconoscibile.
Quanto conta il contesto in cui si svolge la manifestazione?
Conta moltissimo. Il cuore del Festival è il Cinema Teatro Tasso, uno spazio storico e simbolico, ma l’organizzazione si estende anche alle principali strutture turistiche della Penisola Sorrentina, che diventano luoghi di proiezioni, incontri, cene, dialoghi informali. È un Festival diffuso, che vive dentro la città e il territorio.
Negli anni avete ospitato grandi nomi del cinema e dell’alta cucina. Cosa rende questi incontri così speciali?
Il fatto che non sono mai formali. Gli artisti arrivano a Sorrento con uno spirito diverso: si sentono accolti, non osservati. Questo li porta ad aprirsi, a raccontarsi, a dialogare davvero con il pubblico. È lì che nascono momenti sorprendenti, che non puoi programmare.
La cucina ha un ruolo centrale nel Festival. Perché questo legame così forte con il cibo?
Perché la cucina italiana non è solo gusto, è cultura, memoria, identità. Oggi è riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità UNESCO, e questo ci responsabilizza ancora di più. Gli chef che partecipano al Festival portano storie, tradizioni, visioni. Esattamente come fanno i film.
Cinema e cucina parlano davvero la stessa lingua?
Assolutamente sì. Entrambi raccontano chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare. Un grande film e un grande piatto hanno una cosa in comune: ti restano dentro. Ed è questo che cerchiamo di offrire a Sorrento.
Il Festival guarda anche ai giovani filmmaker. Quanto è importante questo aspetto?
È fondamentale. Selezioniamo giovani autori da tutto il mondo attraverso piattaforme internazionali, dando loro la possibilità di confrontarsi con grandi maestri senza timori né barriere. A Sorrentofff il dialogo tra generazioni è reale, non dichiarato.
Che atmosfera si respira durante il Festival?
Un’atmosfera di curiosità, ascolto e bellezza. Sorrento ti invita a rallentare, a guardarti intorno, a parlare davvero con le persone. È il contesto ideale per creare connessioni artistiche e umane che durano nel tempo.
Che invito vuoi rivolgere a chi non è mai stato al Sorrento Film and Food Festival?
Venite con la voglia di farvi sorprendere. Potreste assistere a una proiezione al Teatro Tasso e, poche ore dopo, trovarvi a cena con un premio Oscar o con uno chef stellato, a parlare di vita più che di carriera. Questo è lo spirito di Sorrentofff.
In una frase, cos’è per te il Sorrento Film and Food Festival?
È un luogo dove cinema, cucina e persone si incontrano senza filtri, e dove l’eccellenza diventa dialogo, esperienza e memoria condivisa.




